Michele D'Ignazio_Fate i tuoni (Copertina) “Fate i tuoni”, edito da Rizzoli, è in libreria dal 20 febbraio 2024.

I protagonisti di questa storia sono tre. C’è Murad, che scappa dalla guerra e cerca una nuova casa, portandosi dietro un piccolo simbolo delle proprie radici. C’è Zaira, che insegue un sogno, qualcosa di importante in cui credere e impegnarsi, e trascorre le giornate a sorvegliare un nido di Caretta caretta in attesa della schiusa delle uova. Entrambi hanno dodici anni, ma sono già alla ricerca del loro posto nel mondo. Infine, c’è il piccolo borgo affacciato sul Mediterraneo, che non si arrende a quello che appare un inevitabile svuotamento e vuole tornare a essere “casa” per qualcuno.
Con la sua scrittura evocativa e condita di giochi di parole, Michele D’Ignazio tesse una storia di attese, speranza, incontri, in un luogo in cui il futuro ha un cuore antico.
“Fate i tuoni”, a dispetto del più sentito “fate i buoni”, è anche un incoraggiamento a farsi sentire, a mettersi in gioco in prima persona, a non aspettare, restando solo semplici spettatori. Bisogna fare i tuoni, diventare pioggia gentile per allontanare l’indifferenza e seminare poesia.

Michele D'Ignazio_Fate i tuoni

IL FUTURO HA UN CUORE ANTICO

“È una frase di Carlo Levi che mi ha accompagnato spesso negli ultimi anni. In questa storia il futuro e l’antico si abbracciano, camminano mano nella mano. Il futuro arriva, ma sembra essere accolto da un senso di solidarietà e di comunità che ci viene dal nostro passato. Spero che tutti i lettori, giovani e grandi, ritrovino e facciano proprie la solidarietà e la genuinità che hanno ispirato questa storia, composta da tante persone che tutti i giorni, lontani dai riflettori, fanno sì che il mondo sia un posto bello e accogliente, un posto dove i bambini possano sorridere e giocare.”

L’illustrazione in copertina è di Lida Ziruffo.

Fate i tuoni Pdf_page-0011

Per le scuole: scarica la scheda con i giochi lessicali

La vera bottiglia con dentro il messaggio!

La vera bottiglia con dentro il messaggio!

Fate i tuoni Pdf_page-0099

Nik aveva un modo particolare di scandire le parole e forse se qualcuno si fosse trovato lì ad ascoltarlo per la prima volta non avrebbe capito tutto. Nik era sordo dalla nascita, però aveva imparato a sentire la voce delle persone. Sentiva le vibrazioni, leggeva il labiale, sapeva riconoscere i sentimenti, quello che le persone volevano dire e anche quello che non volevano dire. Era riuscito a ritrovare la strada delle parole, anche se in fondo preferiva usarne poche, essere poeta, esprimersi con la sua arte e parlare solo durante i suoi happening.
A Zaira piaceva quella parola. Conosceva l’inglese, sapeva che happening si riferiva a qualcosa che stava accadendo, ma secondo lei conteneva anche l’idea di essere happy: felice. La felicità del fare.
Nik era proprio così: era felice se faceva qualcosa. E quel qualcosa doveva essere utile a tutti.
E poi aveva un modo così diverso di comunicare. Ogni parola era sillabata e, senza volerlo, Nik scombinava gli accenti. Accompagnava le sue parole con il canto delle mani: un movimento frenetico, pieno di vita. Qualcosa di bellissimo, artistico, emozionante.
Quel giorno, in riva al mare, apriva e chiudeva le dita, come se volesse afferrare il vento. Ma in paese lo capivano tutti, anche solo leggendo la calligrafia dei suoi sguardi e il movimento delle sue labbra.

“Abbandono” era una parola-conchiglia, una di quelle parole che, a poggiarci l’orecchio, scopri che contiene in sé il suono dolce di un’altra parola. A Zaira piacevano molto e ne faceva la collezione.
“Abbandono” dentro accoglie la parola “dono”. Quasi una contraddizione!
Chi può pensare all’abbandono come a un dono?
Eppure Zaira ci rifletteva da tempo: il paese vecchio, ormai abbandonato, poteva essere donato. In qualche modo, poteva diventare un regalo. Ma per chi?

Fate i tuoni Pdf_page-0137

La storia si ispira a ciò che successe per davvero a Badolato nel 1997: una nave di nome Ararat sbarcò sulle spiagge del piccolo paese sul mar Jonio. Trasportava 825 persone. Fu il primo grande sbarco in Calabria. Ne seguì un’incredibile esperienza di accoglienza, in cui le vecchie case del paese vennero aperte e ristrutturate.

Di grande ispirazione sono stati per me anche il documentario “Hasan si è fermato a Badolato” di Jan Ralske (2000) e il mediometraggio di Wim Wenders “Il volo” (2010). Propongo qui un breve estratto, ma consiglio a tutti di vederli e farli vedere.

La frase scolpita nel Vicolo della Poesia

La frase scolpita nel Vicolo della Poesia