Locandina Webinar

Il 12 Dicembre ho tenuto un webinar per Rizzoli Education, dal titolo “Ogni sogno è un seme“. L’iniziativa ha riscosso un grande successo: c’erano più di 700 insegnanti iscritti. Per questo motivo ho deciso di creare una pagina in cui sono riportati i contenuti del webinar, sia in formato scritto (incluse le slide del Powerpoint) sia con un video di circa 50 minuti.

La mia speranza è che possa essere ulteriormente utile a tutti gli insegnanti ed educatori che vogliono trarne ispirazione e spunto di riflessione, utilizzando in classe gli strumenti proposti.

Qui puoi anche scaricare il contenuto del webinar “Maestri di volo – L’arte di insegnare” in Pdf o in PowerPoint, così da poterlo condividere più facilmente: sarà un cammino per scoprire le molteplici possibilità creative contenute nei 3 libri di “Storia di una matita”, favorendo l’apprendimento attraverso il gioco e l’immaginazione.

Eccomi qua, nella sede di Rizzoli Education, pronto per il Webinar!

Io a Rizzoli Education

PARTIAMO!

Mi presento così, con un disegno fatto dai bambini di una scuola:

Avere le ali - Essere leali

I bambini hanno ripreso, scovandolo su internet, un ritratto che mi aveva fatto nel 2011 un grande artista calabrese, Nik Spatari, e lo hanno unito ad una frase estrapolata da una mia intervista. Mi piace giocare con le parole e in fondo la mia filosofia di vita si può riassumere così:

È importante avere le ali. Ed essere leali. È importante essere sognatori, ma anche non perdere mai l’umiltà e la voglia di collaborare: senza una mentalità di gruppo non si riescono a fare grandi cose. E bisogna avere costanza, dare continuità a ciò che si fa, a ciò in cui si crede.

Nel mio percorso ideale ali e radici si intrecciano perché, come sostenevano i nativi americani, “Ai nostri bambini possiamo regalare solo due cose: ali e radici”

3. Radici e ali

La valigia dei sogni

Partiamo dalla valigia. Questa che vedete nelle foto me la porto sempre dietro. In tutte le scuole, in occasione dei tanti incontri ma anche per gli spettacoli.

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Me l’ha regalata mio nonno e ci sono molto affezionato. Quando ho iniziato ad incontrare i bambini nelle scuole, la prima cosa che mi sono chiesto è stata: “Dove voglio riporre i miei libri, i miei materiali, tutti gli oggetti che utilizzo? In uno zaino? In una cartella? No! Ci vuole qualcosa di più bello e affascinante. Allora mi sono ricordato delle valigie di mio nonno. Ed è lì che ho tutto il mio mondo ed è con questa che mi presento ai bambini.

Sin dal primo incontro mi sono reso conto che, una volta entrato in classe, un occhio dei bambini guardava me, l’altro era tutto per la valigia. La curiosità li divorava. E più parlavo, temporeggiando, più notavo il crescere di una tensione emotiva: erano curiosi riguardo a ciò che dicevo, ma allo stesso tempo non vedevano l’ora di chiedermi “Cosa c’è in quella valigia?” e “Quando la apriamo?”

La valigia è quindi la mia fedele compagna dal 2012, il mio portafortuna.

Sogni e metamorfosi

Storia di una matita_Copertina (alta risoluzione)

Ma partiamo dal mio primo libro: Storia di una matita. È la prima cosa che tiro fuori dalla valigia. E parto sempre dalla lettura! Cosa racconta “Storia di una matita”?  È la storia di un ragazzo di nome Lapo che ha più o meno la mia stessa età, 30 anni. Ed ha un sogno: diventare un bravissimo illustratore. Lo spera talmente tanto che, una mattina, a partire dalle sue dita, si ritrova trasformato in una gigantesca matita. Ovvero nell’oggetto che più utilizza. O meglio, nel suo sogno.

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Una volta diventato matita, anziché camminare scivola e lascia tanti segni e ghirigori, che diventano ben presto disegni e colori, sempre più belli. E la città dove abita, le vie e le piazze, si riempiranno dei disegni di Lapo.

Tralasciamo per un momento il modo in cui si trasforma. Questo,  lo scoprirete da soli, leggendo il libro. Vi svelo solo l’inizio, che solitamente i bambini adorano, suscitando un misto di emozioni tra la simpatia e l’ilarità. L’idea per la trasformazione è venuta notando una somiglianza tra due gesti simili: il temperare una matita e il… mettersi le dita nel naso.

È così che il mignolo è diventato una matita!

E poi è stata tutta una trasformazione: le 10 dita delle mani, quelle dei piedi, fino a quando Lapo, a metamorfosi completata, si ritrova ad essere una gigantesca matita.

La prima difficoltà che deve affrontare è che non ha una faccia, così inizia a disegnare più visi, riponendoli in una valigia. Diventa abile a cambiarli ad ogni occasione, però a volte si sbaglia, suscitando momenti di imbarazzo e confusione. Anziché indossare la faccia stupita, mette quella stupida. E anziché utilizzare quella seria ne indossa per sbaglio una totalmente diversa, quella dalle grandi risate incontenibili. Il gioco delle facce è tra i più amati nella scuola dell’infanzia e nel primo ciclo della primaria. E serve anche per prendere coscienza delle tante espressioni che, in maniera più o meno consapevole, utilizziamo nell’arco di una giornata. E si può inoltre ragionare su come si crea l’imbarazzo, sbagliando faccia (Oh, Lapo è un mago nel ritrovarsi in situazioni imbarazzanti e una volta un bambino mi ha confessato: “Lapo mi piace perché molto spesso fa il finto tonto.”)

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Ma veniamo subito al cuore della storia: il racconto, tralasciando le molte sfumature, è sì un elogio del sogno e dell’essere sognatori, ma vuole esplorarne anche le sue contraddizioni.

12. Scheda Storia di una matita

Insomma, è importante avere dei sogni, ma non bisogna esagerare. Lapo stava tutto il giorno a disegnare, ma il suo frigorifero era vuoto, nella città in cui si era trasferito per inseguire il suo sogno ancora non si era fatto degli amici. E men che meno aveva una fidanzata. Stava perdendo la sua umanità.

Quindi, prendendo spunto dalla storia, si inizia a riflettere con i bambini sui sogni e sulle azioni che ci portano a fare.

Mi trasformerei in…

Questo è uno dei primi giochi che ho sperimentato. E rimane ancora oggi uno dei miei preferiti.
“Abbiamo detto che Lapo si è trasformato in una matita, perché sognava di fare il disegnatore. E tu? Cosa sogni? E in cosa rischi di trasformarti?”

Date un’occhiata ai disegni sotto, cliccandoci su, ne troverete di belle. C’è la “sezione” oggetti (tecnologici e non) ma anche quella animali, di cui i bambini nutrono sempre un grande fascino.

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Si parte con l’idea (magari un veloce brain-storming in classe, saltando di banco in banco), poi si chiede ai bambini di disegnare loro stessi a metamorfosi completata. Infine arriva la parte narrativa, provando a far scrivere delle storie, cercando di capire il perché delle loro trasformazioni, nei suoi aspetti positivi e negativi.

Perché ti sei trasformata in un I-pad? Perché in delle stoffe o in delle pastiglie moment? Com’è la vita da compasso? E quella di coccodrillo? Perché, trasformato in un coccodrillo, vuoi mangiare tua madre?

Qui il discorso si allarga e si può andare in profondità.
Si parla di sogni, di passioni, di cose divertenti che i bambini fanno, di oggetti che spesso utilizzano. E credo sia giusto tenere le maglie un po’ larghe perché i bambini, immedesimandosi in un oggetto (o in un animale) parlano di loro, si aprono, attraverso questa forma di comunicazione indiretta. Descrivono loro stessi. Sono a volte critici e dubbiosi su ciò che fanno. Altre volte, soddisfatti e compiaciuti.

Sogni veri o falsi? (relazionato al ragionamento sulla fama e l’essere famosi, sulla società e i media)

Ho iniziato ad approfondire questo discorso quando ho intuito che i sogni di molti bambini (anche piuttosto piccoli di età, 5-6 anni) erano dettati, piuttosto che da un reale fantasticare, da un’immagine mediatica che ci viene rimbalzata dagli schermi che ci circondano.

L’esempio più classico, per i maschi, è fare il calciatore: chiacchierando scopro che il  desiderio, se così si può chiamare, non è fare il calciatore, ma essere famoso e ricco.

Allora fermo la discussione e dico “Attenzione! Una cosa è fare il calciatore, una cosa è essere famoso. Sono 2 sogni diversi.”

Ammesso che non c’è nulla di male nel sognare di diventare famosi (anche se in una società basata sull’immagine e l’apparenza questo può portare a delle conseguenze non trascurabili) bisogna saper distinguere: una cosa è essere famoso, una cosa diventare un calciatore. Anche i calciatori fanno sacrifici per inseguire i loro sogni, si allenano 6 volte a settimana e non tutti diventano campioni o giocano in serie A.

Io credo che questo sia importante da ribadire, con parole semplici, a chi tra i bambini confonde il mezzo con il fine, confonde l’immagine edulcorata e luccicante con la realtà.

Nel ragionamento sulla fama e l’essere famoso ci viene in soccorso un personaggio del romanzo: il potente magnate delle telecomunicazioni che, dall’ultimo piano del suo grattacielo, vede i disegni di Lapo, ne rimane affascinato, ma soprattutto si accorge di come gli abitanti della città sono attratti da quella forma d’arte. Allora decide di fare un programma televisivo con Lapo protagonista.

Alla fine Lapo tentennerà, perché fiuta il rischio di diventare un fenomeno da baraccone, imprigionato in una televisione. E dirà: “Ma io non voglio diventare una stella della tv, voglio solo disegnare!”

Letto con quest’ottica, “Storia di una matita” è un vero e proprio racconto di formazione, che generalmente aiuta anche bambini e ragazzi a ragionare sul mondo del lavoro, i propri sogni e le proprie ambizioni.

Disegnare fa rima con insegnareMichele D'Ignazio. Storia di una matita. A scuola

Dopo l’avventuroso e rocambolesco periodo trasformato in matita (raccontato in “Storia di una matita“), Lapo si ritrova (in “Storia di una matita. A scuola“) a fare l’insegnante in una quarta elementare, come supplente. Ovviamente è un insegnante d’arte.

Inizia una fase di apertura del protagonista. Nella prima storia è molto concentrato su stesso, ora scopre il fascino di prendersi cura di otto piccoli alunni.

36. Scheda Sognare con se stessi

Scopre che, con un po’ di fortuna, nella vita si possono unire due passioni: insegnare e disegnare.

Scopre inoltre che nella vita è importante sognare con sé stessi, ma forse lo è ancora di più sognare con gli altri.

Però… però…

C’è sempre un però! Perché la buona letteratura, secondo me, non deve avere la presunzione di consegnare certezze, ma può solo porre dubbi, domande, spunti di riflessione.

Il ragionamento è simile a quello del primo libro. Questo secondo racconto vuole essere un elogio della creatività e dell’immaginazione, senza tralasciarne le controindicazioni.

Leggendo il libro, scoprirete come, dando totale libertà alle loro passioni e alla loro personalità, tutti rischiano di andare incontro ad una metamorfosi. E ad uno stato di caos e confusione.

L’immaginazione è importante, ma bisogna saperla usare.

37. Libri a confronto

Lo spunto, in questa attività, lo prendo da una parte del libro con gli animali, di cui i bambini nutrono sempre un grande fascino.

Il Forbicillo e gli altri animali un po’ particolari.

«È un periodo che Dario ha più fantasia del solito» disse di colpo Mirella.
Era vero. Il piccolo Dario iniziava a fantasticare a occhi aperti, con grande libertà.
Guardando fuori dal finestrino dell’autobus, aveva visto il grattacielo con la lunga antenna televisiva e aveva detto alla mamma che sembrava una gigantesca siringa.
«Il cielo non deve stare tanto bene, se ha bisogno di farsi le punture» aveva aggiunto.
Si era anche immaginato, passeggiando per strada, che le strisce pedonali fossero dei grandi pianoforti da suonare con i piedi, in attesa che il semaforo tornasse verde.

Allo zoo, raggiunsero una vasca piena di coccodrilli, ma furono distratti da un barrito fragoroso. Nelle vicinanze, c’era un grande elefante che faceva tremare la terra ad ogni suo passo.

Era la prima volta che Lapo vedeva un pachiderma. Rimase colpito. Ma Dario lo fece sobbalzare ancora di più.

– Guardate! Guardate la proboscide! Vedete come disegna?

In un attimo, tutto cambiò. E Lapo vide quello che vedeva Dario. L’elefante che avevano di fronte sembrava un normale elefante: la pelle grigia e grinzosa, le grandi orecchie, la coda fine e lunga. Ma c’era qualcosa di diverso… la proboscide! Non era grigia, bensì di un giallo acceso. E non terminava con le narici, ma con una punta perfetta. L’elefante non la usava per raccogliere oggetti e spruzzare acqua, ma per disegnare. Quello che Lapo e Dario vedevano era un gigantesco pachiderma disegnatore con una proboscide-matita. (Pag. 99, Storia di una matita. A scuola, Rizzoli 2014)

Gli animali particolari che appaiono nel racconto sono tanti. Non solo l’elefante disegnatore, ma anche il temperinoceronte.

Prendendo spunto da questa parte del libro, chiedo ai bambini di inventare loro stessi degli animali particolari, usando il metodo del binomio fantastico, in cui il primo elemento è un animale e il secondo uno strumento (nella maggior parte dei casi, uno strumento per scrivere e disegnare, oppure oggetti di uso quotidiano che si trovano a scuola).

Ad esempio, Carolina ha inventato il Forbicillo

1. Il Forbicillo

E Bianca lo Zapanda, metà zaino, metà Panda.

2. Lo Zapanda

Oltre all’idea, è importante la musicalità del nome, che lo rende facile da ricordare e pronunciare:

Forbici & armadillo = Forbicillo

Panda & zaino = Zapanda

Temperino & rinoceronte = Temperinoceronte

3. Binomio Fantastico

Una volta inventato un animale, si chiede:
Dove vive?
Cosa fa?
Parla? Cosa dice?

43. Altri animali

Giochi di parole

Anche le parole subiscono metamorfosi. Ecco alcuni dei giochi di parole contenuti nel 2 libri.

La mia specialità è Pollock con patate al forno. Ne vado Giotto. È un piatto che Kandiskij con tante spezie e, dopo averlo mangiato, sono sempre Sanzio. Oh, per non dimenticare il vino, appena travasato dalle Botticelli.

Se non vi piace il rumore, tappatevi le orecchie, perché qui di sicuro si farà un gran Picasso, evitando però di calpestare il PratesiDalì c’è una visione splendida. Mirò il dito su quel personaggio così alto e Magritte, e poi quell’altro pennuto da sembrare un Pollock, lanciando un Dada a sei facce a quella ragazza con due Boccioni così, poi si rese conto che gli puzzava la Capucci e pensò di doversi fare un Duchamp, ma adesso Basquiat! (Pag. 85, Storia di una matita, Rizzoli 2012)

Matite e alberi

Ma continuiamo a togliere oggetti dalla valigia. Queste sono sempre molto amati e scatenano lunghi “Oohhh” di sorpresa: le matite in legno grezzo.

1. Matite in legno grezzo

Questa invece è una matita a cui sono molto affezionato: un’invenzione semplice e geniale. All’inizio, quando ho iniziato a mostrarla (circa 4 anni fa) non la conosceva nessuno. Adesso, devo dire, c’è sempre qualche bambino che l’ha vista o la possiede, quindi l’effetto sorpresa diminuisce. Ma rimane comunque importante: la matita Sprout.

2. Matita Sprout

Questa matita ha dato uno spunto decisivo per l’idea del terzo capitolo di “Storia di una matita”: Storia di una matita. A casa, che uscirà il primo febbraio 2018.

Storia di una matita_A Casa (copertina)

Molto importante è stata anche una domanda di un bambino, che mi ha chiesto: “Parli spesso della mamma di Lapo. Ma il papà di Lapo dov’è? Che lavoro fa? Che carattere e che aspetto ha?”

Da questa domanda e dall’idea della matita che diventa pianta si è sviluppato il terzo libro, dove volevo dare vita alla metafora dell’albero (o meglio della crescita degli alberi) che è simmetrica: più si spinge in altezza, con il tronco, i rami, le chiome, e più va in profondità, con le radici.

Più cresce in altezza, più va in profondità: sono due movimenti collegati. Facendo nostro l’insegnamento degli alberi, chiudo il cerchio aperto all’inizio del webinar sostenendo che bisogna avere sogni, ma anche radici. E l’uno non esclude l’altro. Anzi.

È un crescendo di apertura: Lapo, in questa terza storia, è sempre meno concentrato su sé stesso, pensa più agli altri, alla loro cura, al loro benessere, pensa ai luoghi dove è nato e cresciuto.

52. Lapo e gli altri

Che i sogni siano semi

Per concludere, io credo che il sogno sia nutrimento. È importante perché fa:

Agire

Immaginare

Crescere

Albero di Matite

Ricordando una bella definizione di Bruno Munari (che sosteneva che gli alberi sono la lenta esplosione di un seme) mi sono spinto in un parallelismo (forse un po’ azzardato):

57. Albero Munari

E finisco qui, sperando che le valigie vostre e di tutti i bambini siano sempre piene di sogni. In coda, un breve accenno agli altri progetti che porto avanti con i bambini e i miei contatti per chiunque volesse conoscermi e invitarmi. Grazie!

Altri progetti:

Lo Spettacolo di narrazione e burattini di “Storia di una matita”, che porto in tourneé nelle scuole e nei teatri:

https://storiadiunamatita.wordpress.com/2015/05/08/storia-di-una-matita-lo-spettacolo-di-burattini/

La Radio nello Zaino, il programma radio creato con i bambini:
https://micheledignazio.org/la-radio-nello-zaino/

Raccontare la città con i bambini. Un progetto di esplorazione urbana e narrazione collettiva:
https://storiadiunamatita.wordpress.com/2014/10/29/raccontare-la-citta-con-i-bambini/

TwitLapo (#TwLapo) – la lettura condivisa di “Storia di una matita” su Twitter: https://twitter.com/hashtag/TwLapo

Contatti e siti di riferimento
https://storiadiunamatita.wordpress.com/
https://micheledignazio.org/

Email: micheledignazio@gmail.com
Cellulare: 339.7072093

A questo link è possibile scaricare tutte le Slide raccolte in un unico file Pdf: Ogni sogno è un seme