Prendendo spunto da alcune parti di “Storia di una matita. A casa” chiedo ai bambini di raccontarmi che tipo di albero si sentono di essere, ma soprattutto qual è la loro fotosintesi clorofilliana, ovvero quell’azione utile per loro stessi, per la loro vita, ma anche e soprattutto per tutti quelli che li circondano. Partendo dagli alberi che, lo ripeto spesso, sono dei grandi maestri capaci di trasmettere, con un linguaggio diverso da quello delle parole, una saggezza millenaria, si arriva a ragionare sul senso civico e altruistico della vita. La fotosintesi clorofilliana non è altro che questo: dalla luce del sole gli alberi traggono nutrimento e forza, quindi vivono e crescono ma, allo stesso tempo, rilasciano ossigeno. Fanno un bene a loro stessi, ma anche agli altri esseri viventi.

“Non si starà mica trasformando in una quercia?” pensò Lapo, ricordandosi di quellaStoria di una matita. A casa (Copertina) volta in cui, dopo un forte raffreddore, lui si era trasformato in matita. Forse, la metamorfosi era un vizio di famiglia.
Suo padre aveva fatto il contadino e il giardiniere per tutta la vita. In paese lo avevano soprannominato Cespuglio di more perché non si tagliava mai i capelli, che sembravano un folto groviglio di rovi.
Leggenda voleva che, quando Cespuglio di more si addormentava sotto le querce, poteva capitare che qualche uccello scambiasse la sua chioma per un nido.
Di notte, invece, toccava alle lucciole, che donavano alla sua capigliatura un tocco scintillante.
Lapo non riusciva a togliersi quel pensiero dalla testa: e se il suo babbo si stava trasformando davvero in un albero? Con le braccia che diventavano rami, la pelle corteccia e i piedi radici? (da “Storia di una matita. A casa”, pagina 20)

Prima di inoltrarmi nel laboratorio, cerco di orientarmi insieme ai bambini, quindi ragioniamo un po’ su come sono fatti gli alberi.

Come sono fatti gli alberi?

Partiamo dalla struttura.

  1. Radici
  2. Tronco e rami
  3. Chioma (foglie, fiori, frutti)

Continuo con le caratteristiche degli alberi

  •  Vivono tantissimi anni, più degli esseri umani.
  • Non si possono spostare. Si muovono solo in altezza (crescendo verso l’alto) o in profondità (con le radici)

Slide Albero - Radici 1

“Perché gli alberi, a differenza delle persone, non possono muoversi: ci hai mai pensato? Se tu hai caldo ti sposti all’ombra, se arriva una tempesta cerchi riparo, se la terra su cui poggi è instabile cerchi un posto più sicuro. Gli alberi no, sono piantati lì dove sono nati. E’ per questo che sono più resistenti, più duttili, più intelligenti – mi viene da dire – degli uomini. Devono fare con quello che c’è, adattarsi all’esigenza. Pensa se ci riuscissimo anche noi, sempre. Loro ci vedono passare, ci guardano, sanno”.

  • A loro modo, gli alberi parlano. Ci parlano con il loro aspetto. Se non crescono, significa che c’è qualcosa che non va. Se non fanno frutti, pure. Un albero pieno di frutti è un albero sano. Anche con la loro forma ci parlano. Se sono rigogliosi sono in forma, se sono spelacchiati, sono fuori forma. Hanno bisogno di affetto, attenzione, a volte anche aiuto.
  • Anche la forma del tronco è indicativa. Ci sono degli alberi che, a metà del loro tronco, sono un po’ storti, piegati. Significa che hanno avuto qualche difficoltà, si stavano accasciando, ma poi si sono rialzati.
  •  Gli alberi sono rispettosi, pieni di poesia, timidi.

“La timidezza delle chiome. Sai cos’è? Hai mai visto nei boschi quella lama di luce che passa tra una chioma e un’altra, quando alzi la testa? La chioma dell’albero cresce, ma sa – sente – dove cresce l’altra e non si azzarda a toccarla. È timida. Quando l’altra chioma è vicina smette di crescere nella sua direzione. Non la invade, non la tocca”.

  • Simpatie tra gli alberi e le piante (e anche antipatie)

E’ vero che tra le piante nascono simpatie e antipatie, come tra gli esseri umani. Le sostanze chimiche prodotte dalle piante possono avere azione stimolante o inibente su altre piante che crescono vicine. Dalla monocoltura (cioè dalla coltivazione di una sola specie su ogni appezzamento di terreno), si sta passando in alcune zone a colture differenziate di più specie che si migliorano a vicenda. L’agricoltura potrebbe uscirne rivoluzionata. E la storia del pomodoro e della salvia la sai? Il pomodoro cresce meglio se accanto ha una pianta di salvia. Non so perché, ha le sue ragioni. Diciamo che al pomodoro piace avere la salvia vicina. Ma la cosa incredibile sai qual è? Che se tu metti una pianta di pomodoro e una di salvia sotto due campane di vetro, vicine, in un laboratorio – è un esperimento che hanno fatto – il pomodoro cresce lo stesso più rigoglioso, felice. Come fa a sapere che c’è la salvia? Non ha occhi, non vede. Allora come fa. E’ come quando tu senti che qualcuno ti pensa, credo.

Tanti tipi di alberi

Inizio a descrivere alcuni alberi, partendo da caratteristiche vere, per scivolare gradualmente in descrizioni un po’ fantasiose, prendendo qualche libertà narrativa.

Matita a Romena

Il Mandorlo, ad esempio, è il primo a fare i fiori, l’ultimo a fare i frutti.

La Quercia è uno degli alberi più longevi e saggi. Non è raro trovare esemplari dall’età di 500 anni. I suoi rami sono così robusti che diventano delle vere e proprie panchine sospese nel cielo, per chi è così temerario da arrampicarsi fino in cima.

Il Corbezzolo è un albero speciale. È sempreverde, quindi non perde mai le foglie, ma la sua caratteristica principale è che fa i frutti e i fiori, contemporaneamente. Foglie, frutti e fiori allo stesso tempo. Nessun albero ne è capace.

Il Platano è l’albero giraffa, perché ha delle macchie tonde su tutto il  tronco, così come le giraffe le hanno sul loro corpo. E poi è altissimo. Le sue punte riescono a vedere l’intera città e fanno invidia ai palazzi di sei piani.

Il Gelso è l’albero con le spalle alzate. Sembra dire “Che ci posso fare, se sono così bello, sinuoso e se, a maggio, faccio dei frutti così buoni? Però attenti che se vi macchiate con i miei gelsi neanche il migliore dei detersivi farà venire via il mio rosso intenso!”

L’ibiscus è l’albero più timido che c’è. Ed io, a guardarlo, mi inibiscus.

L’albicocco vuole essere coccolato, è il cocco di mamma. Si crea sempre un alibi per farsi coccolare: le sue foglie verdi e grandi, a forma di mani, pronte a raccogliere l’acqua o a dare una carezza, e i suoi rami con appesi tanti frutti succosi. Non c’è niente da fare, è così abile che a volte, per sbaglio, viene chiamato abilecocco.

Arriviamo al Binomio Fantastico.

Ed eccolo lì! Di fronte a lui c’era l’albero della bicicletta.
“Uno di famiglia…” diceva Cespuglio di more.
Lapo era molto affezionato a quel groviglio di rami e pedali. Lo osservò da vicino: dal tronco sbucavano il manubrio di una bicicletta, un cerchione e un sellino. Quella strana simbiosi era nata, tantissimi anni prima, da una banale distrazione del suo bisnonno, che aveva scordato la bici appoggiata a un castagno. Poi era partito per un lungo viaggio e al suo ritorno aveva ritrovato la bicicletta avvolta in un abbraccio dai rami e dalle foglie della pianta: faceva ormai parte dell’albero.L'albero della bicicletta
Era un vero e proprio simbolo per il paese, l’albero della bicicletta: l’unione tra l’uomo e la natura.
L’albero da cui, anziché fiori e petali, facevano capolino raggi e pedali. Con il tronco che ha le marce, ma non marcisce.

(da “Storia di una matita. A casa”, pagina 82)

L’albero della bicicletta, l’albero di matite, l’albero della matematica, dei quadri, dell’alimentazione, dei ricordi, degli aquiloni, della gioia, delle stagioni, del telescopio, dei bikini, delle valigie, dei libri, delle cravatte, dei martelli, delle stelle, delle emozioni, degli occhiali da sole, dei pantaloni, delle lettere e così via…

Per arrivare infine a quello che probabilmente è l’aspetto più importante:

Qual è la tua fotosintesi?

La fotosintesi è quel processo che trasforma la luce (foto) del sole in energia. Inizia con le foglie, che assorbono la luce, coinvolgendo poi tutta la pianta, che così cresce, vive, sempre con più energia.
Allora, qual è la tua fotosintesi? Cos’è che ti dà più energia?

Ma l’aspetto più interessante è che, nel processo di fotosintesi, la pianta si nutre, prende l’energia che gli serve e, allo stesso tempo, trasforma l’anidride carbonica presente nell’aria in ossigeno, che ci fa bene, che ci fa respirare, rende l’aria più salubre e pulita.

Quindi, in un colpo solo, fa il bene suo e di tutti gli esseri viventi che la circondano. Non è incredibile?

Inserirò gradualmente le risposte e le suggestioni dei bambini. Se volete, inviatemi le vostre.

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